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Il Grande Salto

NAMASTÉ

Alla ricerca di se stessi. Tutti lo dovremmo fare. Ma, bisogna saperlo! Forse il fine ultimo dell’esistenza umana è cercare di rispondere alla domanda: “Chi sono?” E di sapere, saperlo, sin dove è possibile. Veramente profondamente sorprendentemente.

La stragrande maggioranza di Donne e Uomini non se lo chiede e non lo sa. Forse è un bene. Forse… E però, a nostro parere, sono Persone nate morte, che vivono da morti, per … morire infine, per sempre. Amen!

Convincersi  – e la Cultura aiuta tanto! – che la vita è Viaggio – nel Tempo e nello Spazio – forse, tra un nulla e un vuoto; forse, tra un inizio e una fine; sicuramente, tra un mistero e un altro mistero.

L’uomo – con Friedrich NIETZSCHE – è una corda tesa tra la bestia e il superuomo, una corda sull’abisso. Ciò che di grande vi è nell’uomo è che esso è un ponte, e non un termine. Ciò che si può amare nell’uomo è che egli è un passaggio e un tramonto.

E in mezzo la Persona (Uomo o Donna). E al centro l’Io. Con l’avventura e la sfida dei suoi dubbi, con le sue certezze precarie e le sue malinconie che sanno d’Infinito, con le sue illusioni perdute e le sue delusioni ri-trovate. Se una risata ci seppellirà, probabilmente solo l’Ironia ci potrà salvare: la parte più elevata, sublime della Letteratura di tutti i tempi. E la Poesia…

Con la sua inquietudine che è solitudine – mai, però, solitudine uguale esser solo – nel senso del pensiero parlato di Osho  RAJNEESH (1931-1990. Mistico e maestro indiano, guida spirituale). Ma, solitudine – dice Rajneesh – proprio nel senso di ‘entrare’ in se stessi e di ‘essere’ profondamente con se stessi, per essere di più, per andare oltre, per andare oltre l’Oltre. O, almeno, provarci.

MIA MADRE. PER UN’ALTRA REALTÀ. PER CAPIRE IL SIGNIFICATO ULTIMO DELLA VITA.

Delio LAMBIASE, con Il grande salto, ci prova. Prova a spiegare, attraverso dieci segmenti concentrici, come l’Io sia la spiegazione, possibile, del mistero; l’Io inteso come anima-corpo, materia/im-materia; l’Io che sei Tu e l’Altro, l’Altro e Tu. Tra noùmeno e fenomeno.

Insomma, il “triangolo kantiano”: l’Io, il Mondo, Dio non è pane per tutti i palati, ma solo di quelli fini lievi leggeri. Perché il libro è colto: è proprio pensato e scritto, in filigrana, con i fondamentali della Cultura. Esso, pertanto, risulta un buon libro,perché – con Oscar WILDE – è scritto bene. Difatti: «Non esistono libri belli o brutti ma soltanto libri scritti bene e libri scritti male».

Abbiamo letto questo romanzo e, man mano che andavamo avanti, ci ricordava RAVEL, il suo Bolero. Un piccolo grappolo di note, un giro di accordi ripetuto e crescente, per una fissazione che è un’ossessione che dà i brividi sommuove scombussola (provare per credere!): anche questo è Maurice Ravel. E anche questo è, mutatis mutandis, Delio Lambiase.

Insomma, il crescendo di un Io che si guarda fuori e dentro, che si misura con le esperienze socio-culturali ‘esterne’ e, insieme, con le pieghe nascoste dell’anima assetata, bisognosa, affamata di Verità, appunto, per il grande salto

Il libro si srotola armonicamente ma anche caparbiamente, per tutte le 210 pagine e solo l’ultima pagina, ci mostra, il nocciolo. Il nocciolo duro della Vita! E ci coglie all’improvviso […]

 Lambiase passa in rassegna, per tutto il libro, una serie di Persone, ma il ‘centro’ è lei: Silvia. Silvia: Donna dell’alma mia parte più cara…  Silvia, rimembri ancora / Quel tempo della tua vita mortale, / Quando beltà splendea / Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, / E tu, lieta e pensosa, il limitare / Di gioventù salivi? (…). Lingua mortal non dice / Quel ch’io sentiva in seno. / Che pensieri soavi, / Che speranze, che cori, o Silvia mia! Silvia: l’alfa e l’omega di ogni alfabeto possibile!

Lo scrittore passa in rassegna, inoltre, i luoghi dell’anima del suo peregrinare, ma il ‘centro’ è l’isola, l’isola che non c’è. I luoghi del Viaggioviaggiare il Viaggio forse come un tenero mantra o una lunga sura o, infine, una tenue preghiera; forse con una supplica e un talismano o un amuleto; forse, infine, con lo sciame cosmico di un medium o di uno Sciamano o di un sacerdote o di …

Passa in rassegna, infine, la Letteratura dei grandi Poeti mondiali e qui e là ri-echeggiano sensazioni e intuizioni (non comprensioni, perché ‘capire’ è escluso…) de il grande salto. Che è, in buona sintesi, l’OSARE L’ATTRAVERSATA dell’Oceano, l’andare oltre le Colonne d’Ercole, verso l’ermo colle dell’Infinito… Che è l’approdare all’Oasi e il nutrirsi della Luce, in Eterno, beatamente…

Il grande salto

EROS e THÁNATOS

L’energia, la vitalità, la forza e – poi – l’oblio, la commedia, la tragedia. In un andirivieni concentrico che non ammette sbagli errori dimenticanze… La Vita è così e la Letteratura ce lo chiarisce…

Dei dieci ‘segmenti’ di cui si compone l’opera, ce ne sono alcuni – soprattutto i primi – che amiamo particolarmente: sono di una bellezza unica, di una dolcezza incommensurabile.

È qui che si spende bene e fino in fondo, magnificamente, finemente, magistralmente, la penna dello Scrittore; essa, difatti, scorre felice – come acqua fresca di ruscello che scende a valle, per arricchire e con-fondersi e fondersi col Mare – e Cupido giocherellone, burlone, mattacchione si concede tutto. È qui che essa dà il meglio di sé!

Eros è Amore: anima e corpo insieme, carne e aria: Eros è Morte!

Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte / Ingenerò la sorte. / Cose quaggiù sì belle / Altre il mondo non ha, non han le stelle. / Nasce dall’uno il bene, / Nasce il piacer maggiore / Che per lo mar dell’essere si trova; / L’altra ogni gran dolore, / Ogni gran male annulla. / Bellissima fanciulla…

La Felicità esiste e i versi di LEOPARDI ce lo confermano. La Felicità è a portata di mano… Ma, la Felicità si concede poco e, dunque, dura poco: Godi, fanciullo mio; stato soave, / Stagion lieta è cotesta. / Altro dirti non vo’; ma la tua festa / Ch’anco tarda a venir non ti sia grave

Alcuni anni di convivenza, però, fanno di Silvia e Giulio, due Persone stanche, indifferenti, scontate. Che si allontanano. Forse la Vita stanca. Lei dice: “Voglio stare un po’ da sola”… «La vita non fa progetti, un po’ come l’amore, semplicemente accade, quindi di’ semplicemente “Giulio si è rotto qualcosa in me nei tuoi confronti, non sono più innamorata di te…”».

CULTURA È SOPRATTUTTO LETTERATURA

Giulio scorre la grande Letteratura d’Amore e di Senso. Universale. La di-ffonde, con-fonde, fonde con il suo romanzo e la scrittura, così facendo, è il miele penetrante dell’Armonia dell’Universo.

«In quella situazione di instabilità emotiva – dichiara Delio Lambiase al nono ‘segmento’ del libro – con una vita interiore di solito increspata, scrivere era diventato il mio modo per placare il continuo turbinio di pensieri e l’ininterrotto e spossante dialogo interiore. Avevo la sensazione che scrivendo cambiassi la mia realtà interna…».

La penna dello Scrittore è robusta, incisiva, convincente. Scava e incide, gronda sangue. Accarezza e lenisce, ma quante sofferenze, quanti dolori, quante lacrime… Difatti, le citazioni della penna sono tantissime. Colte, alte, sapienti: sintonizzate con la Musica dei Valori: la Pace, la Com-prensione, la Solidarietà, i Diritti umani, l’Amicizia, … Ovviamente, tutte le citazioni, messe insieme e mescolate bene, riflettono il lambiase pensiero…

Da Osho  RAJNEESH a Nazim HIKMET, da EPITTETO a Italo CALVINO, da PITAGORA a Albert EINSTEIN, da Tiziano TERZANI a Pablo NERUDA, da Paulo COELHO a Charles BUKOWSKI, da Inayat KHAN a PLATONE, da Carlos CASTANEDA a Omar FALWORTH, da … (anche: i Pink Floyd e Niccolò FABI, Joan BAEZ…): questo è, in buona sostanza, il Parterre de rois che offre alla riflessione critica del lettore, l’autore de il grande salto.

Che se ne va – mentre andiam di fratta in fratta / Or congiunti or disciolti…-   chi sa dove, chi sa dove… O Ermione! O Silvia!

Che se ne va – Giulio – con Silvia e con la torta cioccolata e pistacchi. Che se ne va, in moto, con quella sua voglia di libertà e di gioia […]

LAMBIASE IL POETA

Con Lambiase sussurriamo Neruda. È troppo bello, è troppo grande. Fa tanto bene al cuore e non solo… Ci sembra quasi doveroso tuffarci nei suoi versi di Terra e Farina, … E, dunque:

Saprai che non t’amo e che t’amo / Perché la vita è in due maniere, / La parola è un’ala del silenzio, / Il fuoco ha una metà di freddo. / Io t’amo per cominciare ad amarti, / Per ricominciare l’infinito, / Per non cessare d’amarti mai: / Per questo non t’amo ancora. / T’amo e non t’amo come se avessi / Nelle mie mani le chiavi della Gioia / E un incerto destino sventurato. / Il mio amore ha due vite per amarti. / Per questo t’amo quando non t’amo / E per questo t’amo quando t’amo.

Con Lambiase sussurriamo, ancora, Inayat Khan. Che confessa – anche per noi… che sappiamo – a cuore aperto: Ho conosciuto bene e male, / Peccato e virtù, giustizia e ingiustizia; / Ho giudicato e sono stato giudicato; / Sono passato attraverso la nascita e la morte / Attraverso la gioia e il dolore, il cielo e l’inferno / E alla fine ho capito che io sono nel tutto / E il tutto è in me.

Con Lambiase sussurriamo, infine, le parole di SOCRATE (che sono di Platone): È dunque vero che gli uomini che aspirano alla saggezza e all’illuminazione, nel vero senso del termine, devono esercitarsi a morire

Primavera 2014

Francesco Fusca (Spezzano Albanese 1948 – Corigliano 2016), poeta, saggista divulgativo, impegnato da anni, per formazione e vocazione, nell’area educativa e terapeutica. Dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Cosenza, direttore del mensile Scuola e Vita, ha organizzato convegni e scritto articoli e libri di riflessione sociale sulla scuola, sulle politiche educative, sulla “storia più cattiva” e sulla costante invisibilità delle persone disabili.